Nei giorni scorsi, sono stati pubblicati, su questo blog, due commenti polemici di Giovanni Spinicchia. Ecco la mia risposta. In fondo al post troverete i link ai commenti. Scusate la lunghezza, ma le questioni poste sul tappeto erano tante e diversificate.
Buona lettura!
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Caro Giovanni,
alla mostra di
Reitano non ero presente, semplicemente perché non ne sapevo nulla.
Se io lo avessi saputo, avrei partecipato con piacere
all'inaugurazione. Conosco bene l'impegno culturale di Nuccio Lo
Castro e quindi non ci sarebbe stato - da parte mia - alcun
tentennamento. Purtroppo la comunicazione degli organizzatori è
stata carente e io non ho ricevuto, né un loro invito, né una
notizia da parte di qualcuno degli artisti partecipanti. Ad ogni
caso, ho programmato di visitare la mostra e soltanto allora potrò
esprimere un giudizio.
Per quanto
riguarda il nostro impegno culturale e artistico, credo che le tue
opinioni in merito siano ingenerose, irricevibili ed affette da una
certa incomprensibile non-oggettività.
Prima di tutto
quando vado a visitare una mostra, il primo mio pensiero non è
quello di confrontare le capacità degli altri con le nostre, di un
piccolo circolo ARCI che ha le aspirazioni di fare cose grandi; il
mio pensiero principale è quello di ammirare le opere esposte e
farmi un'idea sul risultato complessivo. Noi non viviamo l'azione
culturale come una sfida agli altri oppure in concorrenza con loro,
ma partiamo da un assunto, radicato e provato: se non ci mettessimo
in sinergia e collaborazione, tra tutte le forze positive e
progressive, il rischio forte sarebbe quello del soccombere
culturalmente. La nostra visione, consona alle fondamentali radici
lontane dell'ARCI, è quella della cultura popolare, da e per le
masse, non quella elitaria per pochi eletti. Caro Giovanni, è meglio
sommare e moltiplicare piuttosto che dividere e sottrarre.
La critica che
hai espresso nel tuo commento ai lavori esposti alla nostra Galleria
d'Arte "Casa delle Culture" è totalmente infondata. E' una
generalizzazione, poggiata soltanto sul tuo nasometro, che denota la
debolezza del tuo senso critico e l'incapacità tua di assumere una
visione serena delle cose, senza sparare invettive gratuite. E sai
perché dico questo? Uno, perché tu le opere esposte alla Casa delle
Culture non le hai viste “dal vivo”, ma hai guardato soltanto le
foto sul blog; due, non è possibile che le opere di 23 artisti
possano essere condensate in un giudizio critico generalizzato,
negativo e tranchant, come il tuo, senza che vi siano modulazioni e
diversificazioni nei parametri da prendere in considerazione, caso
per caso. Come tutte le generalizzazioni, i tuoi strali lasciano il
tempo che trovano.
Nel tuo
discorso, poi, c'è una lettura personalistica degli eventi e
dell'impegno della nostra associazione. L'ACM preferisce il noi
piuttosto che l'io. La megalomania non fa per noi, perché non fa
fare passi in avanti al territorio nel suo insieme. Noi siamo un
circolo ARCI e quindi coltiviamo interessi diversificati, che vanno
dal teatro alla letteratura ed alla multiculturalità, oltre che per
le arti visive, l'impegno sociale e la solidarietà internazionale.
Il lavoro che stiamo facendo, a giudizio di tutte le persone oneste,
è eccellente, che si inquadra in una realtà difficile di periferia
del mondo. Siamo riusciti, grazie al lavoro volontario dei nostri
soci ed alla disponibilità di valenti artisti e uomini di cultura, a
realizzare cose serie con un impegno costante nel tempo e soprattutto
non sporadico; non abbiamo mai preferito l'effimero e
l'intrattenimento da quattro soldi. E il nostro sforzo è stato
premiato recentemente dalle istituzioni. L'ACM, infatti, sarà
presente all'EXPO di Milano, la prima settimana di Settembre, con due
eventi culturali: un'opera teatrale e un convegno sull'Arte nei
Nebrodi.
Il nostro è un
impegno culturale profondo che si basa su alcuni principi cardini:
trasparenza e uguaglianza. Trasparenza nel senso di mettere
sul tavolo tutte le carte (non decidiamo le cose nelle chiuse stanze
di congregazioni carbonare) e poi rendiamo noto a tutti il risultato;
uguaglianza nel senso paventato da Tocqueville (L'arte
difficile dell'associazione). Come ben sai – per dirla con Norberto
Bobbio - “l'egualitarismo, nonostante l'avversione e la resistenza
accanita che esso suscita a ogni svolta della storia, è una delle
grandi molle dello sviluppo storico. L'eguaglianza intesa come
eguagliamento dei diversi è un ideale permanente e perenne degli
uomini viventi in società”. Tutti alla stessa linea di partenza e
chi ha le gambe più lunghe, andrà più lontano. Ti ricopio qua un
passo del nostro comunicato-invito alla Rassegna:
“L'Inaugurazione
sarà un'occasione per discutere di Arte e
Culture, in un clima positivo, dove prevale il rispetto per le regole
dell'uguaglianza e del merito. L'Arte si misura con le trasformazioni
sociali e incide sulla visione del contesto generale, anticipando i
tempi e esprimendo valori guida condivisi. La nostra concezione è
lontana anni luce dal bieco individualismo egocentrico che vede il
singolo come eroe solitario che pavoneggia le sue presunte doti. La
nostra politica culturale punta sul valore del lavoro collettivo che
apprezza il merito e fa crescere il gruppo, in una sorta di una
marcia verso mete sempre più alte. Ci si avvia dallo stesso nastro
di partenza, e chi ha le gambe più lunghe, arriverà prima. In
questa visione strategica, contiamo sull'auto-organizzazione, senza
dover chinare la testa di fronte al padrone di turno. E, appunto per
questo, il nostro impegno è costante e permanente, non effimero e
sporadico. Per fortuna, in questo campo non siamo soli, ma affiancati
da tante altre realtà che arricchiscono il panorama artistico del
territorio” (2 Agosto 2015).
Tornando alla
Rassegna, che tu disprezzi senza peraltro averla visitata, essa ha
raggiunto risultati altissimi e il tuo sterile giudizio. emesso
all'insaputa dei fatti, rivela soltanto dell'immatura invidia. La
presenza di opere di Dario Fo, Sergio Staino e Nadia Khiari, persone
di alto profilo intellettuale e artistico, non viene vista da te come
una novità per il territorio. Tu la disprezzi e la classifichi come
un regalo da un potere superiore: mi spiace per te, caro Giovanni,
hai preso una cantonata micidiale perché stai parlando di cose che
non sai e ti stai vaneggiando di conoscenze che non hai. L'ARCI siamo
noi, caro Giovanni. L'ARCI è una realtà nazionale che raccoglie
decine di migliaia di circoli e un milione e mezzo di associati e
realizza cose grandi. Credo che questa volta il “poeta
sgrammaticato” sia stato proprio tu. E lo dico con cognizioni di
causa, perché tu con questi due tuoi commenti hai superato i limiti
imposti dalla dialettica e dalla stessa nozione di critica artistica,
per vomitare tue impressioni a occhi chiusi, senza conoscenza dei
fatti; in parole povere hai parlato a vanvera. Ancora una volta non
hai imparato dalle stesse tue parole: “Un conto sono le intenzioni,
un altro sono i risultati” era la frase che tu hai scritto contro i
23 artisti partecipanti alla Rassegna. Le tue intenzioni di scrivere
un testo critico sono naufragate nelle banalità enunciate, ma mai
dimostrate. Io non ho bisogno di vantarmi di conoscenze e meriti,
perché parlano le mie azioni. Mi dispiace molto per te, con Dario Fo
e Sergio Staino mi legano amicizie e collaborazioni di lunga data.
Con il primo risalgono alla realizzazione dello spettacolo Fedayyin
(1971) e con il secondo, alla mia rubrica sulla rivista Linus (anni
Ottanta). Ad ogni caso, anche se fosse stata l'ARCI a portarli da
noi, cosa ci vedi di male? Cerchi il pelo nell'uovo? Perché non
ammetti l'evidenza della novità?
Un'altra
questione che tu elenchi nella tua missiva è quella riguardante i
presunti obblighi che l'ACM avrebbe nei confronti dei suoi iscritti.
Anche qui, caro Giovanni, parli a ruota libera, senza collegare la
bocca al cervello. La nostra associazione non ha obblighi artistici
nei confronti degli iscritti; casomai è all'incontrario: sono gli
iscritti che hanno degli obblighi nei confronti del collettivo. E te
lo dimostro con la semplicità dei dati: la maggioranza dei
partecipanti alla Rassegna non sono iscritti e diversi nostri
iscritti artisti non hanno partecipato. Noi concepiamo l'arte come
“libertà nella responsabilità”.
Inoltre, la
commissione che ha selezionato le opere ha lavorato nella massima
indipendenza, serenità e libertà, non condizionata da nessuno. Ha
ricevuto le immagini delle opere contrassegnate da un numero. I
quattro componenti (una giornalista di Radio Popolare, una giornalista
del Corriere della Sera, un artista di fama nazionale e un
gallerista) di alto profilo e provata serietà professionale, hanno
deciso sulla base di parametri oggettivi: corrispondenza al tema,
dimensioni dell'opera e valutazione artistica ed estetica (tranne che
per le opere degli invitati). Quindi la tua ipotesi cade miseramente,
perché poggia sul vuoto assoluto.
Se tu non hai
visto nulla di nuovo in quel che l'ACM organizza e promuove, le
nostre interpretazioni di questo tuo giudizio sono due: o sei cieco
oppure sei mosso da altri intenti a noi ignoti. Ad ogni caso, di
questo tuo giudizio ce ne faremo una ragione.
L'ultima
questione: i corsi di disegno alla Casa delle Culture. Tu non fai
un'analisi meditata della situazione e esprimi superficialmente un
giudizio di fallimento mio, non tuo. La tua mi sembra una polemica
infantile che non porta da nessuna parte. Non fa avanzare di un solo
passo in avanti lo sforzo collettivo di tante associazioni nel
territorio di creare uno spazio di educazione all'arte. Formuli
accuse non motivate e sterili e ti sfili da ogni responsabilità. Io
non sono abituato a questo modo di ragionare. Io credo che non è
stato possibile proseguire i corsi, per tutta una serie di ragioni
concatenate e non imputabili a responsabilità dei singoli, ma a
delle condizioni oggettive della società in cui viviamo. Anche se il
prezzo dei corsi era popolare (40 € al mese, da dividere al 50% tra
ACM e docente, per rimborso spese), non tutte le famiglie hanno la
possibilità di sostenere questo sforzo economico. Io non ho mai né
pensato né espresso un giudizio di fallimento nei tuoi confronti. Il
fatto che tu sputi nel piatto, non mi sembra molto signorile.
Vedi, Giovanni,
io mi sono fatto un'idea di tutto questo tuo sragionare male sulle
altre persone che hanno a che fare con l'arte in questo territorio,
dove tu sei approdato in modo definitivo da poco. Hai litigato e
polemizzato quasi con tutti, sparando sentenze immotivate e non
richieste su chiunque, senza rispetto per le persone e per le loro
sensibilità. Mi sono sempre chiesto, perché un professore come te,
che è stato artista quotato, uno che ha pubblicato un libro su come
insegnare a disegnare, uno che ha abbandonato la cerchia degli
artisti per dedicarsi all'insegnamento del disegno, com'è possibile
che non possa conciliarsi con il prossimo e, invece, litiga con
tutti? Sai qual è stata la mia risposta intuitiva? Ti premetto che
sono giornalista e non strizza-cervelli, ma un'idea mi ronza per la
testa. E' questa: la tua narrazione sul passato non mi convince; devi
aver subito una così grande delusione nell'attività artistica che
ti ha indotto ad odiare tutti quelli che hanno a che fare con il
mondo dell'arte. Ammetto che è soltanto una mia illazione, che non
poggia su fatti concreti. Potrei anche sbagliarmi, ma finché non mi
dimostrerai il contrario, nessuno potrà mai togliermi questa idea
dalla testa. Soprattutto dopo aver letto questi due tuoi commenti al
veleno.
Sinceramente,