mercoledì 17 febbraio 2016

La diaspora palestinese per Gaza






Sabato sera di Gennaio. Eravamo otto a tavola. Un menù libanese a casa del dott. Talal. Tutti noi lo chiamiamo affettuosamente con il nome proprio, senza il cognome. Perché è unico nelle sue capacità di tessere relazioni e combinare incontri. Una serata piacevole, dove metà del tavolo sorseggiava vino rosso e l'altra si limitava all'acqua. Nel massimo rispetto reciproco. 
La discussione ha spaziato dalla Libia al Libano, dalla condizione della donna al terrorismo jihadista, senza dimenticare il dramma Palestina e la tragedia siriana. 

Un incontro che era un modo per capirci e comprendere che cos'è cambiato nelle nostre visioni politiche rispetto ai tempi lontani dell'università e della militanza. Ed è stato piacevole constatare che, anche se l'attivismo per alcuni comprensibilmente è calato, l'impegno a sinistra è rimasto saldamente mantenuto.
A metà cena è sopraggiunto il nono. Un arrivo che ha animato la discussione, spostando l'asse sulle politiche di Teheran. Contraddizioni in seno al popolo, si diceva una volta.

Il nostro incontro era stato organizzato per la presentazione del progetto "ORE FELICI per i bambini di Gaza". All'ultimo momento l'arch. Daoud Ismail non ha potuto partecipare e al telefono ci ha invitato a raggiungerlo, il giorno dopo, alla mostra dell'artigianato palestinese al Mudec, di via Tortona, Milano.

La nostra serata si è conclusa con i dolci libanesi e palestinesi e una tazzina di caffè arabo, dandoci appuntamento Domenica pomeriggio al museo.  

Al Mudec, un museo di arte moderna realizzato recuperando i capannoni della vecchia Ansaldo, sono andato con l'amico Michele Cannaò. Ci ha accolto Daoud con il suo eterno sorriso e gli abbracci di mediterranea prammatica. E mentre ci spiegava le caratteristiche dei diversi pezzi esposti dell'artigianato palestinese, ci ha mostrato anche il quadro, olio su tela, che ha preparato per i suoi fratelli di Gaza.

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