In Libia, la libertà riconquistata si esprime anche con l'arte.
'ANIME DI MATERIA - LA LIBIA DI ALI WAKWAK'
La mostra del più importante scultore libico contemporaneo si svolgerà dal 16 al 28 gennaio al Complesso del Vittoriano
La mostra "Anime di materia -
La Libia di Ali WakWak" arriva a Roma dove sara' ospitata al Complesso del Vittoriano da mercoledì 16 gennaio al 28 febbraio. L'esposizione, promossa da Health ricerca e sviluppo in collaborazione con Camera di Commercio di Roma ed Eni, è stata pensata per far conoscere l'universo artistico del più importante scultore libico contemporaneo, attraverso una quarantina di sculture, e' stata presentata questo pomeriggio in Campidoglio alla presenza dell'artista. Le statue in esposizione, tutte realizzate due mesi dopo la rivolta libica attraverso l'uso di elmetti, armi da fuoco, munizioni, utensili bellici, diventati figure antropomorfe e zoomorfe, e' una testimonianza artistica delle ferite prodotte dalla recente guerra civile che e' esplosa nel 2011. "Questa mostra rappresenta la prima grande testimonianza della rinascita del rapporto tra la nuova Italia, che stiamo provando a costruire sulle macerie della crisi economica e politica, e la nuova Libia, emersa da ben altre macerie, ma che desidera fortemente ricollocarsi nel migliore dei modi all'interno della comunità internazionale". "Anime di materia testimonia come le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo affondano le loro radici nel tempo e oltrepassano le logiche politiche e gli interessi economici. E' un segnale importante a poche ore dallo spostamento della rappresentanza italiana da Bengasi. Le opere di Ali WakWak sono impressionanti, con il riuso di materiali bellici che dimostrano la drammaticità di un conflitto bellico. E la mostra e' un monito inquietante: la guerra può anche non interessarci ma spesso e' la guerra che si interessa a noi. Per questo dobbiamo fare di tutto affinché la violenza non trovi l'humus giusto per diffondersi. L'arte gioca un ruolo importante in tutto questo". Dal canto suo l'artista si e' detto "felice" di trovarsi per la sua prima mostra all'estero a Roma e in Italia "un Paese scelto come prima meta per il suo esordio internazionale "nonostante gli inviti a Londra e in Egitto" ricevuti dall'artista. "Per prima cosa- ha detto Ali WakWak- vorrei manifestare la mia mortificazione per quanto successo al console italiano a Bengasi. Poi vorrei dire che per la prima volta in Libia, con la mia mostra, uno strumento di morte e' stato trasformato in uno strumento di bellezza. Una testimonianza della rinascita dopo la distruzione attraverso lo stesso materiale che ha causato la morte. Vorrei che la mia mostra fosse un ponte per un gemellaggio tra Roma-Bengasi e un primo passo per la pacificazione".
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