mercoledì 25 gennaio 2012

Arte e mercato al tempo della crisi


Dalla Newsletter della rivista Flash Art riprendiamo questo interessante 
articolo che tratta del rapporto tra Arte e mercato, in tempi di crisi economica. 
Autore dell'analisi è il collega Giancarlo Politi, che ringraziamo. 
Nell'articolo si afronta la spinosa questione del rapporto 
tra arte e mercato e fornisce un suggerimento per far fronte alla crisi, per elevare il valore 
culturale di questi appuntamenti, dando spazio alle espressioni artistiche di base, per 
allargare l'orizzonte della ricerca estetica nel Bel paese. 
Buona lettura!
 
Farid Adly
 
 
FIERE D'ARTE? S.O.S.
Tra due giorni inaugurerà ArteFiera Art First di Bologna, la più antica, popolare e autorevole fiera d'arte italiana. Dal 12 al 15 aprile sarà la volta di MiArt, la fiera milanese sempre in procinto di decollare; a ottobre ArtVerona, la sola che offra più di quanto possa dare; mentre a novembre avrà luogo l'ambiziosa Artissima, ancora più che mai alla ricerca di una consacrazione sul mercato e con il nuovo Direttore in fase di designazione. Tempi duri per tutti e dunque anche per le fiere d'arte, soprattutto per quelle italiane che, però, a differenza delle gallerie e dei musei impegnati nella lotta della sopravvivenza, pensano ancora di vivere il periodo delle vacche grasse e non accennano a diminuire, ma che dico, a dimezzare i loro
prezzi di ammissione.
Purtroppo né da Bologna né da MiArt, né tantomeno da Artissima giungono indicazioni in tal senso, come se nessuno si rendesse conto delle difficoltà in cui stanno operando le gallerie italiane.

Eppure se non si riducono i costi di partecipazione o non si creano sezioni low cost per le giovani gallerie, le fiere nostrane sono destinate al decadimento
Infatti, questa disattenzione nei confronti della realtà porterà a un forte abbassamento generale della qualità delle gallerie che potranno partecipare alle fiere.
Purtroppo ArteFiera Bologna, malgrado il nome Arte First, sarà condannata a diventare una fiera del mercato secondario, perché oggi, a parte Massimo De Carlo e pochissimi altri, non vedo quale galleria propositiva possa investire 10-15 mila euro (più spese varie) per partecipare a una fiera dai risultati molto incerti.
Ma la stessa sorte potrebbe toccare a MiArt e Artissima: senza una sorta di sezione propositiva, magari con spazi ridotti (3x4 o anche 3x3 m), da offrire alle gallerie più giovani e spazi alternativi a un prezzo politico di 1500-2000 euro, queste fiere non avranno alcun ricambio e diventeranno l'ospizio del mercato secondario e bassamente commerciali. Dunque non più Art First bensì Art Second o addirittura Art Third (in senso di mercato). Allora i responsabili di queste rassegne la smettano di arroccarsi nella
torre d'avorio e scendano tra la gente dell'arte, per cercare di capirne aspettative e problematiche.
Un modo semplice per ridurre i prezzi di ammissione
Le fiere sono organismi commerciali e non musei, pertanto io suggerirei loro di devolvere tutte le entrate provenienti dal fund raising o dagli sponsor o istituzioni per diminuire radicalmente i costi di partecipazione, anziché dissanguarsi in mostre o manifestazioni culturali collaterali. Si prenda l'esempio di Art Basel, la madre di tutte le fiere: nessuna partecipazione o spesa per mostre, convegni o altro ma massima concentrazione a ottimizzare Art Basel stessa.

Torino scelga bene il nuovo Direttore ed eviti progetti culturali
collaterali. E guardi anche a The Others.
Artissima sta scegliendo il nuovo Direttore. Un suggerimento struggente: si eviti il solito critico o curatore con ambizioni museali e che certamente userà Artissima per farsi traghettare su altri lidi e si privilegi invece il Direttore manager illuminato. Se fosse disponibile, perché non richiamare quel Roberto Casiraghi, l'ideatore di Artissima, che, malgrado il suo carattere spinoso, potrebbe essere l'uomo giusto per il suo rilancio? Soprattutto se lui porterà ad Artissima le idee e i contributi del low cost che ha espresso magnificamente nella sua fiera alternativa The Others: Artissima, con 50 gallerie giovani e propositive, italiane e straniere, al costo di 1500-2000 euro. Sarebbe una vera rivoluzione e un successo senza precedenti. La lista di queste 50 gallerie italiane e straniere di qualità? Chiunque la voglia, può richiederla a noi.
Purtroppo senza svolte radicali si muore

Le fiere italiane devono capire che senza svolte radicali, talvolta anche dolorose, si muore o si decade. Avete guardato la lista dei partecipanti ad ArteFiera di Bologna? Malgrado alcune ottime presenze, l’abbassamento qualitativo generale rispetto agli anni precedenti è sotto gli occhi di tutti. Se invece Silvia Evangelisti, come io avevo suggerito gridandolo al vento, avesse aperto alle giovani gallerie, associazioni culturali e spazi alternativi, avremmo potuto avere una sezione straordinaria di arte nuova,


con tutte le proposte e le promesse di oggi. ArteFiera ne sarebbe stata rivitalizzata e rinfrescata. Speriamo che questo appello venga raccolto da ArteFiera per la prossima edizione e dalle altre fiere già da quest'anno.



In ogni caso, buona ArteFiera a tutti.



Giancarlo Politi
giancarlo.politi@tin.it

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