Si è svolta Sabato 22 Giugno 2013 l'inaugurazione dello Studio d'Arte e della mostra personale del pittore Nino Santomarco. Un escursus di tele che rappresenta la storia artistica dell'amico pittore santagatese e allo stesso tempo una finestra sulle sue ultime sperimentazioni e innovazioni nel tratto e nei colori, per oltrepassare la rappresentazione "realistica" ed avvicinarsi ad un'espressione dell'emotività interiore dell'uomo di fronte alla natura, che meravigliosamente circonda lo spazio di lavoro dell'artista immerso nel verde dei Monti Nebrodi.
Alla cerimonia hanno partecipato numerosi amici e colleghi.
Testo critico del Prof. Architetto Pippo Rando, scritto in occasione dell'inaugurazione dello Studio d'Arte e della personale di pittura del Maestro Nino Santomarco:
"La produzione artistica di Nino Santomarco ha varcato i confini isolani, è stata in Europa, all’estero con continui apprezzamenti, premiazioni. I suoi lavori sono stati ospitati spesso in siti diversi e prestigiosi, quali Gallego, ma anche in chiese, gallerie, musei.
Eppure, chi produce arte, sa che esiste un momento nell’esistenza in cui le l’esposizione dell’arte in siti esterni anche se meravigliosi non basta, sa che quei contenitori dell’arte che sono le gallerie, gli ambienti prestigiosi, diventano forse insufficienti a contenere quel discorso personale-universale che è la produzione dell’arte. A volte si vuole dare, offrire sempre più al fruitore qualcosa di sé, qualcosa che scopra sempre più l’artista che è il vero contenitore del discorso artistico. E la casa dell’artista, è il “nido” ove nasce l’opera d’arte, il suo studio la “fucina” che vede crescere la “cosa” d’arte.
Uno studio d’arte è lo specchio dell’artista; O. Niemayer nella sua maturità decise che la natura tropicale doveva entrare a far parte del suo studio dove nacquero i disegni della piazza dei due poteri a Brasilia; altri artisti spesso hanno prodotto in studi artistici compenetrati nella natura, prima grande musa ispiratrice …
L’esposizione delle opere nello studio e nel giardino dell’artista fanno riflettere. Lo studio di Nino Santomarco si proietta nella natura con un accorgimento visivo perché possiede una “fenetre en longeur”, una sorta di nastro visivo tanto caro a Le Corbusier che non è un mero accorgimento estetico ma è una sorta di “ameba” che cattura la natura all’esterno per portarla dentro lo studio dell’artista il quale oltre a vedere con occhi, cuore e mente, registra con l’udito il rumore del sottostante ruscello che è presente ma non si vede perché posizionato ad una sottostante quota di livello.
La visione della produzione artistica diventa pertanto una cosa nuova ed una cosa mai vista; tutti noi in genere abbiamo la presunzione di conoscere quello che abbiamo già visto qualche volta, ma non è cosi perché le cose viste sono solo viste , ma non sempre le cose viste sono lette; e la lettura dell’opera d’arte è solo un aspetto della piena conoscenza dell’opera. Ritengo si conoscano solo le cose rapportate al contesto, comprendendo l’artista che le ha create e indagando quando è possibile sul “modus” della creazione, nonché facendo passi indietro nella memoria, provando, se i sensi ce lo consentiranno, ad “entrare dentro l’opera d’arte” sperando che possa diventare parte di noi per arricchire il nostro spirito, ed in questo l’opera d’arte posizionata dentro la casa-studio dell’artista diventa strumento speciale di crescita per il fruitore perché ha un’occasione unica per vedere un’allocazione speciale, paragonabile ad un bimbo (l’opera) allocato perfettamente nella sacca fetale materna (il sito).
Inoltre l’opera dell’artista Santomarco per lo scrivente diventa opera nuova, espressione di una maturità artistica notevole. I suoi paesaggi incontaminati, puri , le sue elaborazioni della memoria contadina, il suo ritrarre le sue realtà di sempre su cui hanno scritto note critici e scrittori del calibro di Consolo, diventano in quest’ultima produzione talvolta figure nuove che vanno al di là del ritrarre. La rielaborazione artistica che avviene all’interno della coscienza dell’artista Santomarco, secondo un processo di interiorizzazione simile a quello sapientemente spiegato da Rosseau, porta quasi alla creazione su tela di astrazioni perché a mio avviso è come se la visione della realtà esterna viene scomposta dentro e rielaborata all’interno della coscienza dell’artista che ricompone sulla tela solo uno “zoom” di immagini assolutamente nuove vicine e diverse dalla realtà.
E’ a mio avviso un percorso che spesso la crescita dell’artista impone. E’ il fascino della maturità nell’arte in tutte le sue forme. Prima che gli artisti arrivassero al “cubismo” nella piena maturità, gli stessi artisti erano spesso anche ritrattisti e realisti del vero; anche nella musica l’ultima produzione verdiana dell’Otello è imparagonabile con la Traviata e nell’architettura i percorsi della crescita dei talenti sono gli stessi.
La padronanza della produzione artistica è diversa dal momento della crescita perché subisce un “assestamento consapevole” nella maturità, anche se per il mercato dell’arte in genere la differenza di sfumature è solo una variabile; la firma è sempre la stessa e forse vale il principio numerico di quanto l’artista ha prodotto e quale numero di tele ha registrato nell’anno x con la galleria sponsor.
Il mercato di oggi coglie le sfumature solo parzialmente.
Come nella pubblicità si pensa solo al valore economico e non al tesoro intrinseco che è a mio avviso l’unica cosa su cui vale la pena di soffermarsi. Tesoro intrinseco che è il patrimonio pittorico di Nino Santomarco".
Eppure, chi produce arte, sa che esiste un momento nell’esistenza in cui le l’esposizione dell’arte in siti esterni anche se meravigliosi non basta, sa che quei contenitori dell’arte che sono le gallerie, gli ambienti prestigiosi, diventano forse insufficienti a contenere quel discorso personale-universale che è la produzione dell’arte. A volte si vuole dare, offrire sempre più al fruitore qualcosa di sé, qualcosa che scopra sempre più l’artista che è il vero contenitore del discorso artistico. E la casa dell’artista, è il “nido” ove nasce l’opera d’arte, il suo studio la “fucina” che vede crescere la “cosa” d’arte.
Uno studio d’arte è lo specchio dell’artista; O. Niemayer nella sua maturità decise che la natura tropicale doveva entrare a far parte del suo studio dove nacquero i disegni della piazza dei due poteri a Brasilia; altri artisti spesso hanno prodotto in studi artistici compenetrati nella natura, prima grande musa ispiratrice …
L’esposizione delle opere nello studio e nel giardino dell’artista fanno riflettere. Lo studio di Nino Santomarco si proietta nella natura con un accorgimento visivo perché possiede una “fenetre en longeur”, una sorta di nastro visivo tanto caro a Le Corbusier che non è un mero accorgimento estetico ma è una sorta di “ameba” che cattura la natura all’esterno per portarla dentro lo studio dell’artista il quale oltre a vedere con occhi, cuore e mente, registra con l’udito il rumore del sottostante ruscello che è presente ma non si vede perché posizionato ad una sottostante quota di livello.
La visione della produzione artistica diventa pertanto una cosa nuova ed una cosa mai vista; tutti noi in genere abbiamo la presunzione di conoscere quello che abbiamo già visto qualche volta, ma non è cosi perché le cose viste sono solo viste , ma non sempre le cose viste sono lette; e la lettura dell’opera d’arte è solo un aspetto della piena conoscenza dell’opera. Ritengo si conoscano solo le cose rapportate al contesto, comprendendo l’artista che le ha create e indagando quando è possibile sul “modus” della creazione, nonché facendo passi indietro nella memoria, provando, se i sensi ce lo consentiranno, ad “entrare dentro l’opera d’arte” sperando che possa diventare parte di noi per arricchire il nostro spirito, ed in questo l’opera d’arte posizionata dentro la casa-studio dell’artista diventa strumento speciale di crescita per il fruitore perché ha un’occasione unica per vedere un’allocazione speciale, paragonabile ad un bimbo (l’opera) allocato perfettamente nella sacca fetale materna (il sito).
Inoltre l’opera dell’artista Santomarco per lo scrivente diventa opera nuova, espressione di una maturità artistica notevole. I suoi paesaggi incontaminati, puri , le sue elaborazioni della memoria contadina, il suo ritrarre le sue realtà di sempre su cui hanno scritto note critici e scrittori del calibro di Consolo, diventano in quest’ultima produzione talvolta figure nuove che vanno al di là del ritrarre. La rielaborazione artistica che avviene all’interno della coscienza dell’artista Santomarco, secondo un processo di interiorizzazione simile a quello sapientemente spiegato da Rosseau, porta quasi alla creazione su tela di astrazioni perché a mio avviso è come se la visione della realtà esterna viene scomposta dentro e rielaborata all’interno della coscienza dell’artista che ricompone sulla tela solo uno “zoom” di immagini assolutamente nuove vicine e diverse dalla realtà.
E’ a mio avviso un percorso che spesso la crescita dell’artista impone. E’ il fascino della maturità nell’arte in tutte le sue forme. Prima che gli artisti arrivassero al “cubismo” nella piena maturità, gli stessi artisti erano spesso anche ritrattisti e realisti del vero; anche nella musica l’ultima produzione verdiana dell’Otello è imparagonabile con la Traviata e nell’architettura i percorsi della crescita dei talenti sono gli stessi.
La padronanza della produzione artistica è diversa dal momento della crescita perché subisce un “assestamento consapevole” nella maturità, anche se per il mercato dell’arte in genere la differenza di sfumature è solo una variabile; la firma è sempre la stessa e forse vale il principio numerico di quanto l’artista ha prodotto e quale numero di tele ha registrato nell’anno x con la galleria sponsor.
Il mercato di oggi coglie le sfumature solo parzialmente.
Come nella pubblicità si pensa solo al valore economico e non al tesoro intrinseco che è a mio avviso l’unica cosa su cui vale la pena di soffermarsi. Tesoro intrinseco che è il patrimonio pittorico di Nino Santomarco".
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