La Pinacoteca di Brera presenta nella Sala XV del museo la collezione di Cesare Zavattini.
Scrittore e sceneggiatore del cinema neorealista, Zavattini ha coltivato un’entusiasta dedizione all’arte, alla pittura soprattutto. La sua collezione era unica per formato e numero poiché consisteva in millecinquecento quadri piccolissimi, solo otto centimetri per dieci collezionati in circa quarant’anni. Non potendo permettersi “quadri grandi perché costavano troppo”, Zavattini richiese una dimensione ridotta stabilendo, quindi, lo standard dimensionale ma lasciando agli artisti libertà di scelta di materia, tecnica e soggetto. La raccolta iniziò nel 1941 e trovò il suo contenitore ideale nella casa romana di via Sant’Angela Merici, le cui pareti si rivestirono di minuscole nature morte, paesaggi, soggetti astratti, ritratti e soprattutto autoritratti tra cui quelli di Fontana, Burri, Balla, De Chirico, Savinio, Capogrossi, Severini, Rosai, Casorati, Sironi, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Dorazio, Manzù, Leoncillo, Melotti, Marini, Schifano, Vedova, Rotella, Festa, Turcato, Munari, Pistoletto, Plessi e molti altri. Le richieste raggiunsero quasi tutti gli artisti dell’epoca e trovò un consenso unanime. Zavattini non si limitò solo ai pittori, ma inserì anche scrittori come Buzzati, Dorfles, Scheiwiller, Soldati, solo per citarne alcuni.
Ogni dipinto appare opera singola e autonoma, esemplare raro nella produzione dell’autore, e allo stesso tempo parte di una serie. La rarità e preziosità della collezione risiede soprattutto nell’essere stata realizzata interamente su commissione. Purtroppo nel 1979 Zavattini fu costretto, per ragioni economiche, a venderla e ciò causò lo smembramento e la dispersione di molte opere. Nel 2008, 152 dipinti, tutti autoritratti, sono stati acquisiti come proprietà della Pinacoteca di Brera e conservati per anni in deposito. Ora si è deciso di mostrarli al pubblico, completamente restaurati e dopo aver ricostruito le cornici originali andate disperse. Accanto alle 152 opere sono presenti alcuni autoritratti dipinti da Zavattini stesso, testimonianze documentali cartacee e video – lettere, cartoline, brochure, inviti, interviste e documentari per raccontare la storia della raccolta e dei suoi protagonisti.
Inoltre, dal 29 maggio e per tutto il mese di giugno, Cineteca Italiana presenterà allo Spazio Oberdan una rassegna dedicata a Cesare Zavattini proponendo quindici titoli tra i quali tutti i suoi più importanti lavori da sceneggiatore – da Sciuscià a Ladri di biciclette, da Bellissima a Umberto D a Miracolo a Milano – e i due film di cui firmò invece la regia, La verità e I misteri di Roma.
In mostra fino all'8 settembre i 1500 quadri minuscoli, solo otto centimetri per dieci, che lo scrittore commissionò ad hoc ai più grandi maestri del '900 italiano, da De Chirico a Fontana, da Casorati a Guttuso, inventandosi il collezionismo di «opere minime»
Scrittore e sceneggiatore del cinema neorealista, Zavattini ha coltivato un’entusiasta dedizione all’arte, alla pittura soprattutto. La sua collezione era unica per formato e numero poiché consisteva in millecinquecento quadri piccolissimi, solo otto centimetri per dieci collezionati in circa quarant’anni. Non potendo permettersi “quadri grandi perché costavano troppo”, Zavattini richiese una dimensione ridotta stabilendo, quindi, lo standard dimensionale ma lasciando agli artisti libertà di scelta di materia, tecnica e soggetto. La raccolta iniziò nel 1941 e trovò il suo contenitore ideale nella casa romana di via Sant’Angela Merici, le cui pareti si rivestirono di minuscole nature morte, paesaggi, soggetti astratti, ritratti e soprattutto autoritratti tra cui quelli di Fontana, Burri, Balla, De Chirico, Savinio, Capogrossi, Severini, Rosai, Casorati, Sironi, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Dorazio, Manzù, Leoncillo, Melotti, Marini, Schifano, Vedova, Rotella, Festa, Turcato, Munari, Pistoletto, Plessi e molti altri. Le richieste raggiunsero quasi tutti gli artisti dell’epoca e trovò un consenso unanime. Zavattini non si limitò solo ai pittori, ma inserì anche scrittori come Buzzati, Dorfles, Scheiwiller, Soldati, solo per citarne alcuni.
Ogni dipinto appare opera singola e autonoma, esemplare raro nella produzione dell’autore, e allo stesso tempo parte di una serie. La rarità e preziosità della collezione risiede soprattutto nell’essere stata realizzata interamente su commissione. Purtroppo nel 1979 Zavattini fu costretto, per ragioni economiche, a venderla e ciò causò lo smembramento e la dispersione di molte opere. Nel 2008, 152 dipinti, tutti autoritratti, sono stati acquisiti come proprietà della Pinacoteca di Brera e conservati per anni in deposito. Ora si è deciso di mostrarli al pubblico, completamente restaurati e dopo aver ricostruito le cornici originali andate disperse. Accanto alle 152 opere sono presenti alcuni autoritratti dipinti da Zavattini stesso, testimonianze documentali cartacee e video – lettere, cartoline, brochure, inviti, interviste e documentari per raccontare la storia della raccolta e dei suoi protagonisti.
Inoltre, dal 29 maggio e per tutto il mese di giugno, Cineteca Italiana presenterà allo Spazio Oberdan una rassegna dedicata a Cesare Zavattini proponendo quindici titoli tra i quali tutti i suoi più importanti lavori da sceneggiatore – da Sciuscià a Ladri di biciclette, da Bellissima a Umberto D a Miracolo a Milano – e i due film di cui firmò invece la regia, La verità e I misteri di Roma.
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