Grande Presidente!
"Non si risana debito pubblico mortificando la Cultura".
Questo l'allarme lanciato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso in occasione della consegna dei premi ''Vittorio De Sica'' stamane (23/11/2010) al Quirinale.
''Abbiamo da fare i conti - ha detto il Capo dello Stato - con una riduzione, cui non possiamo sfuggire, del nostro debito pubblico, nell'interesse, soprattutto, delle nuove generazioni, sulle cui spalle non abbiamo il diritto di scaricare un simile peso. E cio' ci impone di ripensare molte cose, in Italia e in Europa, anche per come siamo cresciuti finora, spesso al di sopra delle nostre possibilita' nei paesi ricchi - ricchi nel contesto mondiale, per quanto segnati al loro interno da squilibri e iniquita'. Il mondo e' cambiato, e non ci sono sconti e vie d'uscita indolori per paesi - dell'Eurozona, ad esempio: lo stiamo vedendo - che hanno conosciuto un'illusoria troppo facile crescita negli scorsi decenni''.
''Queste sono le prove, queste sono le sfide attraverso cui passera' il futuro dell'Italia, e che richiedono revisioni rigorose nella spesa pubblica. Dobbiamo discuterne seriamente - ha proseguito Napolitano - e trovare nuove vie per il nostro sviluppo economico e sociale. Ma e' con serieta' e convinzione che mi sento di dire : queste vie non le troveremo attraverso una mortificazione della risorsa di cui l'Italia e' piu' ricca : la risorsa cultura, nella sua accezione unitaria. Adoperiamoci perche' di cio' si convincano tutti e perche' se ne traggano le conseguenze.
Questo deve essere il nostro solidale impegno''. Napolitano, rivolgendosi ai numerosi rappresentanti del mondo dello spettacolo, ha poi sottolineato di essere ''qui ancora una volta per rinnovare l'espressione della mia vicinanza - di cui ho detto in precedenti occasioni e non ho bisogno di ripetere le ragioni - al cinema italiano come parte costitutiva della nostra identita' nazionale, risorsa produttiva, fattore di prestigio e di attrazione dell'Italia nel mondo.
Naturalmente so bene quel che vi inquieta, quel che vi assilla, i motivi della protesta che ha ieri attraversato il paese. Lasciate tuttavia che io parta da qualche considerazione suggeritami dalla stessa evoluzione dei Premi De Sica e quindi dal programma della nostra cerimonia : che oggi non ha potuto comprendere la componente ETI (ente inspiegabilmente soppresso) e i premi (spero solo sospesi) 'Gli Olimpici del Teatro'. E di questa forzata assenza mi rammarico molto : non dimentichiamo che - come ha detto giorni fa un eminente studioso tedesco nel ricevere in queste sale il Premio Balzan - 'il teatro in tutte le sue forme e con la sua lunga e ricchissima storia' e' parte integrante della cultura europea, e 'gia' alla sua origine, in Attica' esso era ''la manifestazione pubblica piu' convincente e splendida del nostro modello di societa' democratica''.
''Con i Premi De Sica - ha aggiunto il Capo dello Stato - noi festeggiamo e sosteniamo, con il cinema, anche il teatro e tutte le realta' dello spettacolo.
Questa e' la dimensione, io credo, della riflessione di cui abbiamo bisogno.
Il discorso sullo spettacolo - come mondo espressivo e come attivita' economica, come industria - richiede un'attenzione specifica, per le gravi difficolta' che sta attraversando, per l'incertezza che pesa sul suo futuro. Tenendomi lontano - regola per me doverosa - dalla dialettica tra sindacati e governo, considero positivo quel che il ministro dei Beni culturali ha dichiarato sulle ragioni della protesta di ieri, sui problemi reali che essa pone, e quel che ha annunciato in materia di ripristino di risorse per il FUS 2011 e di rinnovo delle misure di incentivazione fiscale al cinema. Ma non c'e' dubbio che al di la' di cio' si imponga una riflessione di fondo e di prospettiva. Ed essa - insisto - deve comprendere l'insieme del capitolo cultura e quindi delle risorse pubbliche e private da destinarvi : spettacolo, comprese le istituzioni, anch'esse sofferenti, dell'opera lirica e della musica sinfonica, e musei, siti archeologici, palazzi storici, centri urbani e luoghi paesaggistici da preservare nella loro unicita', il patrimonio straordinario, insomma, che abbiamo ereditato e che abbiamo il dovere di preservare e valorizzare. Quale spazio, quale grado di priorita' merita tutto questo, la risorsa cultura, nella legislazione e nel bilancio dello Stato e delle Regioni, nelle cure delle istituzioni nazionali e locali, nelle scelte di investimento e nelle donazioni dei privati? E' venuta l'ora - ha osservato Napolitano - di discutere seriamente, guardando a quel che ci aspetta e ci impegnera' nei prossimi anni in quanto comunita' nazionale''.
L'intervento del presidente Napolitano
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